STIGE

Inferno – canto VII – dal verso 106

“in la palude va, ch’ha nome Stige,

questo triste ruscel, quand’è disceso

Al piè de le maligne piagge grige”

VII canto dell’Inferno rivisitato in chiave contemporanea.

La palude di Stige non è più di fango, ma è diventata di rifiuti. Gli accidiosi, che nella versione originale dantesca borbottavano sotto il fango, affondano ora nella plastica e sono rappresentati nell’opera da una testa senza orecchie. Questo dettaglio è volto a sottolineare come essi siano sordi al grido disperato di aiuto da parte della Terra, agonizzante anche a causa della loro indifferenza, noia, apatia e disinteresse…

L’opera è realizzata in ceramica bianca, utilizzando la tecnica della costruzione in lastra, modellata successivamente ed intagliata.

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